Martino Zanetti HausbrandtCome si concilia la pittura astratta con la cultura del Rinascimento, e nella fattispecie con quella veneta sviluppata nell’ambiente della Repubblica di Venezia?
Questa è probabilmente la domanda che il visitatore della mostra di Martino Zanetti si pone, trovandosi di fronte alle grandi lastre di plexiglass dipinto, intercalate da una serie di riproduzioni xilografiche tratte da celebri testi di architettura del ‘500.
La risposta a questa domanda non facile si trova forse nelle note che Martino Zanetti scrive: pensieri teorici profondi che, in una visione sinestetica, spaziano dall’antico al contemporaneo, ritrovando una continuità di movimento e di temi nel fare arte.
Una di queste riflessioni riguarda un fenomeno transitivo del colore, concetto che sostanzialmente allude al fatto che un’opera si afferma non solo nel fare dell’artista, ma si completa nella percezione dello spettatore, che diviene perciò parte attiva del lavoro creativo, superando così la tradizionale idea di semplice ricettore.
Se pensiamo inoltre al concetto di “movimento scenico” desunto da Zanetti dalle straordinarie pitture Veronesiane di Villa Maser, dove viene riprodotto in immagini parlanti l’idea di fondo del teatro Elisabettiano, si arriva alla commedia di Shakespeare e al suo mondo simbolico, straordinariamente coincidente con la complessa serie di temi dei testi Vitruviani.
Qui i raccordi e le assonanze sono strepitosi, troppo complesse per essere ridotte ad una semplice formula, che se si potesse tentare sarebbe quella del ritorno al neo-platonismo pre-tridentino, incarnati e resi reali dell’Imago Mundi e del teatro, simbolo dell’uomo rinascimentale nel mondo.
Ecco che allora la pittura moderna di matrice esistenzialista, legata al gesto forte dell’Action Painting, si risolve in un segno, definito dello stesso autore come “classico” cioè immediato è senza tempo, legato alla ri-composizione di un senso e di una unità perduta, di una piena serenità Olimpica pervasa da un mistico sorriso iniziatico.

Arch. Donatella Bertelli

COLORE E PROSPETTIVA
De Hominis Dignitate

Inaugurazione 9 settembre 2021 ore 18.30

mortalem neque immortalem fecimus,
ut tui ipsius quasi arbitrarius
honorariusque plastes et fictor, in quam
malueris tute formam effingas.

Non ti ho fatto né celeste né terreno
né mortale né immortale affinché,
quasi di te stesso arbitro e sommo
artefice, tu possa scolpirti nella forma
che avrai preferito.

De hominis dignitate, Pico della Mirandola
(trad. Eugenio Garin, 1937)